Virtuosi

I Virtuosi LVMH sono persone interne alle Maison del gruppo che si contraddistinguono per savoir-faire unici.  Scopri le loro storie!

Sarto, Pellettiere, Calzolaio, Modellista, Gioielliere, Gemmologo, Orologiaio, Viticoltore, Pasticciere, Sommelier, …

I Mestieri dell’Artigianato raggruppano tutte quelle professioni che sono strettamente correlati alla progettazione e fabbricazione di prodotti nei laboratori: saper selezionare i materiali, progettare e assemblare i diversi elementi che compongono un prodotto e garantirne la qualità in ogni fase produttiva.

Sono mestieri che richiedono rigore, precisione, organizzazione, creatività, curiosità, abilità manuali e pazienza.

Tutti coloro che svolgono un mestiere dell’Artigianato devono:

Avere abilità manuali 	e tecniche sviluppate;

Amare il contatto con le materie prime e saperne riconoscere le qualità;

Essere molto precisi in tutto ciò che fanno.

Finishing Team Leather Shoes

Daniela M.

Sono l’Executive Chef della Pasticceria Cova di Milano. Il mio ruolo principale è quello di coordinare i team di pasticceria e di cucina dello storico negozio di Via Montenapoleone e garantire il buon funzionamento della Maison. Sono anche a capo di tutte le brigate Cova nel mondo. Con loro, mi assicuro che la qualità dell’offerta sia all’altezza dei nostri standard in ogni punto vendita, adattandola ai gusti locali. 

Le qualità fondamentali per fare questo mestiere

Creatività, energia e disciplina sono davvero qualità essenziali nel nostro lavoro. Bisogna essere in grado di proporre regolarmente nuovi dessert, nuove ricette e i ritmi sono spesso intensi, occorre dare costantemente il meglio di sé. Inoltre, lavoriamo con prodotti di alta qualità, per cui è necessario un grande rigore nell’esecuzione. 

Ciò che mi fa più piacere è assistere alle reazioni dei clienti quando assaggiano le mie creazioni: riesco a percepire in loro gioia e sorpresa ed è molto gratificante. Ogni volta questo mi fa ricordare perché amo così tanto questo lavoro...

Il mio consiglio per un giovane alle prime armi

Sarebbe soprattutto quello di non mollare e non arrendersi mai. Il nostro mestiere a volte può essere duro, ma ne vale la pena! Per avere successo, bisogna lavorare sodo per progredire e migliorare le proprie competenze, è l’unico modo. E poi la passione è fondamentale, bisogna saper mettere il cuore nel proprio lavoro per raggiungere l’obiettivo finale del nostro mestiere: dare piacere ai clienti! 

“Ciò che mi fa più piacere è assistere alle reazioni dei clienti quando assaggiano le mie creazioni: riesco a percepire in loro gioia e sorpresa ed è molto gratificante”.

Eduardo G., Executive Chef presso Cova, assicura il buon funzionamento della storica boutique milanese, coordinando al contempo le brigate di cucina e di pasticceria in tutto il mondo per garantire la stessa qualità ai quattro angoli del globo. Creatività e disciplina sono le qualità che trasmette a tutti i suoi team per raggiungere l’obiettivo essenziale del suo lavoro: dare piacere ai clienti, principale forza motrice di Eduardo nel suo mestiere.

Executive Chef

Eduardo G.

Direttore Artistico, Stilista, Disegnatore tessile, Visual Merchandiser…

I mestieri della Creazione raggruppano tutte quelle funzioni legate alla progettazione e al design di prodotti e di esperienze del cliente, ma anche allo sviluppo della Maison e della sua immagine.

Sono mestieri che richiedono qualità analitiche, creative, ma anche curiosità, organizzazione, team working e adattabilità.

Tutti coloro che svolgono un mestiere della Creazione devono:

    Avere capacità creative e conoscenze artistiche;

    Essere sensibili al mondo che li circonda, traendo ispirazione da esso;

    Essere motivati, curiosi, precisi e avere apertura mentale.

CAD Operator

Federica C.

Sono Embroidery Designer presso Pucci da tre anni: faccio parte di un team di tre persone che si occupano di creazione, ricerca e sviluppo. La prima cosa che mi ha attratto nel mondo del ricamo è stata la sua complessità! Bisogna trovare il giusto equilibrio tra il tessuto utilizzato, il filo, il tipo di materiale che si intende fissare, e pensare anche al peso del capo finale, senza dimenticare la produzione su larga scala e i costi. È una vera sfida ogni volta. E nel ricamo, le possibilità di esprimersi sono illimitate! È una forma d’arte che fa appello alla nostra sensibilità per i materiali, al loro impatto visivo e tattile e che, per me, ha lo scopo di creare un effetto “wow”. Desidero che la clientela PUCCI si senta come se indossasse un gioiello, qualcosa di veramente speciale. Ci avvaliamo di molti artigiani che ci aiutano nei nostri progetti, in Italia e in India, dove ci sono grandi talenti con una lunga tradizione. Per la prossima collezione, abbiamo deciso di appendere piccole perline alle frange create da tubolari di lycra: una cosa apparentemente molto semplice, ma in realtà ci siamo resi conto che era difficile industrializzare il processo e i passaggi tra i fornitori. Quindi l’abbiamo fatto internamente! A volte si fa prima a fare da soli che a spiegare cosa si vuole a terze parti: amo questa parte del mio lavoro!

Ogni giorno vado al lavoro con il sorriso sulle labbra perché so che sperimenterò, imparerò un nuovo modo di ricamare, creerò qualcosa di speciale. Non c’è un giorno uguale all’altro: posso parlare con lo stilista per capire lo spirito della nuova collezione, consultare gli archivi, cercare i materiali nell’enorme armadio del nostro studio pieno di campioni o ordinarne di nuovi ai nostri fornitori, incontrare le ricamatrici che lavoreranno per noi... I miei genitori non appartenevano affatto al mondo della creazione e della moda, ho frequentato dapprima una scuola di economia prima di assecondare i miei desideri e orientare il mio futuro verso questo settore che da sempre mi ha attratta. Oggi sono estremamente orgogliosa di lavorare per una Maison come Pucci, soprattutto se guardo a tutto il percorso che ho fatto. E va anche detto che lavorare con persone di così alto livello è molto motivante.

La scorsa stagione ci siamo rivolti ad un ricamificio italiano che ha sviluppato e brevettato una tecnica molto originale: utilizzando la macchina, ricama con un filo così leggero e trasparente che il risultato è completamente evanescente. Utilizza una base per ricamare ma il tutto viene poi immerso in una soluzione che lo dissolverà e rimane solo il ricamo: è davvero magico!

Come trasmetto il mio mestiere ai giovani

Dopo la mia formazione alla scuola Polimoda di Firenze, sono stata assunta come stagista presso Pucci. All’epoca non sapevo nulla di ricamo, ma ho avuto la fortuna di incontrare il mio mentore, Fabio Feroce. Ho imparato molto osservandolo e facendogli domande. Uno dei primi consigli che mi ha dato, e che ho tenuto sempre a mente, è stato quello di “far respirare” le pietre di un ricamo, per farle brillare al meglio. Una volta scelta la professione, incontrare qualcuno che voglia condividere con voi le sue conoscenze, mostrarvi le sue tecniche, che vi permetta anche di sbagliare perché a volte è così che nascono cose molto belle, è un’opportunità incredibile. Credo di avere ancora molte cose da scoprire, ma spero un giorno di poter trasmettere a mia volta il mio savoir-faire.

“Nel ricamo, le possibilità di esprimersi sono illimitate! Per me è una forma d’arte che fa appello alla nostra sensibilità per i materiali: cerchiamo un impatto visivo e tattile, ma soprattutto un effetto “wow”!

Desidero che ci sceglie uno dei nostri modelli si senta come se stesse indossando un gioiello, qualcosa di veramente speciale”. Sophia Diavolova è stilista ricamatrice presso Pucci. All’interno di un team di tre persone, è responsabile della ricerca, creazione e sviluppo, avvalendosi anche di laboratori di ricamo esterni. Traduce lo spirito della collezione in ricamo ed è desiderosa di far riconoscere quest’arte, che comporta know-how e lunghe ore di lavoro.

Embroidery Designer

Sophia D.

Prototypist Leather Goods

Tommaso D.L.

Leather Goods Expert - Formatrice

Serena C.

Sono Head Concierge di Villa San Michele, a Belmond Hotel a Fiesole, vicino a Firenze. Offro ai nostri clienti tutti i servizi che si aspettano da un hotel del nostro livello: li aiuto a organizzare il loro soggiorno, prenoto per loro taxi, ristoranti o eventuali trattamenti, chiedo loro se desiderano cuscini extra o ricevere il giornale in versione cartacea... Ho anche la missione di promuovere il nostro territorio, la sua storia e la sua cultura per rendere la destinazione il più interessante possibile.

Mi prendo sempre il tempo di ascoltare attentamente i nostri clienti per capire meglio le loro aspettative e le loro passioni. Devo prestare attenzione anche al più piccolo dettaglio: se consiglio un ristorante, non faccio attenzione solo al tipo di gastronomia desiderata, alla comodità delle sedie o alla presenza di gradini per accedere alla sala; ho anche bisogno di sapere se c’è una buona atmosfera o un evento in una particolare serata della settimana.

Ciò che mi riempie di gioia è quando, dopo aver messo in contatto un cliente con uno dei nostri partner (un autista, una guida, un artigiano, un ristoratore, ecc.), ricevo la visita del nostro ospite alla reception che mi dice che questa persona è stata fantastica, e poi un piccolo messaggio del partner che mi dice che ha trovato il nostro ospite molto gentile. Il fatto di riuscire a creare nuove relazioni è certamente l’aspetto del mio mestiere che mi dà più soddisfazione. Sono molto toccato anche quando i figli dei nostri clienti, nostri futuri clienti, mi regalano un disegno o un biglietto per ringraziarmi del loro soggiorno.

Qualche anno fa abbiamo ospitato due coppie inglesi: i due uomini erano fratelli ed erano appassionati di corse automobilistiche. Mi hanno chiesto se era possibile organizzare un piccolo rally tra due città, in modo che potessero gareggiare tra loro. All’inizio ho detto che non era possibile, ma accorciando il percorso e mettendomi in contatto con un sindaco, sono riuscito a bloccare un tratto di strada e a organizzare tutto. Le loro mogli, tuttavia, erano molto spaventate quando hanno saputo del progetto. Ho quindi fatto da mediatore e ho trovato un compromesso tra le parti proponendo di limitare la corsa a una certa velocità. Tutto è andato bene e siamo ancora in contatto!

Sono stato formato dal precedente Head Concierge che era in struttura da oltre 20 anni e questa esperienza per me è stata fondamentale. Secondo me un buon Concierge è una persona molto curiosa, che vuole scoprire cose nuove, imparare, che legge molto, che non esita a fare domande o ad aprire una porta. Cerco di trasmettere tutto questo al mio team. Durante un colloquio di lavoro, ho chiesto a una futura dipendente cosa avesse in programma per il fine settimana. Mi ha risposto che stava progettando di visitare due cittadine della regione che ancora non conosceva. Questo piccolo dettaglio alla fine mi ha convinto perché questo è lo spirito che stavo cercando e devo dire che non mi sono sbagliato.

“Mi sono subito reso conto che il mio punto di forza consisteva nella capacità di creare un effetto “wow!” per il cliente, suggerendogli un posto piuttosto che un altro e anticipando il più possibile le sue aspettative.”

Adriano P., Head Concierge di Villa San Michele, Hotel appartenente al Gruppo Belmond, situato a Fiesole vicino a Firenze, coccola i suoi clienti offrendo loro i servizi di un hotel a cinque stelle, ma ha anche particolarmente a cuore la missione di promuovere il territorio e la sua storia per creare esperienze indimenticabili.

Head Concierge di Villa San Michele, Florence Hotel

Adriano P.

Direttore di Boutique, Client Advisor, Responsabile di Spa, Direttore di Hotel, Direttore di Ristorante, Responsabile del servizio clienti, …

I Mestieri della Customer Experience offrono una grande diversità e ricchezza di percorsi all’interno di ogni Maison del Gruppo. Questi mestieri sono essenziali per offrire la migliore esperienza ai nostri clienti, valorizzare i nostri prodotti e i nostri savoir-faire, grazie ad un team che è in contatto diretto con la clientela.

Sono mestieri che richiedono rigore, curiosità, pazienza, ascolto ed entusiasmo, oltre ad avere una propensione innata per le relazioni umane e un senso del servizio e della vendita sviluppato.

Tutti coloro che svolgono un mestiere della Customer Experience devono:

    Avere abilità relazionali e comunicative sviluppate;

    Amare l’essere a contatto con le persone e saper ascoltare e cosigliare la clientela;

    Essere a conoscenza della storia che sta dietro ad ogni prodotto e alla Maison per cui lavorano, raccontandola con passione.

Store Manager

Giovanni D.V.

Senior Sales Associate

Raffaella F.

In qualità di Development Finishing Manager, supervisiono l’intero processo, dal momento in cui il prodotto finito viene assemblato fino a quando viene imballato nella sua scatola. Berluti si distingue per le sue patine colorate realizzate a mano. Si tratta di una parte importante del processo di finitura di tutti i nostri prodotti in pelle, siano essi scarpe, borse o piccola pelletteria. Il nostro laboratorio è composto da circa 20 persone, che partecipano allo sviluppo dei prodotti, creando nuovi colori per le nostre collezioni in accordo con i designer. Condividiamo il nostro savoir-faire con il team incaricato delle finiture della produzione: trasmettiamo loro le ricette e segnaliamo eventuali difficoltà incontrate.

L’Atelier è anche il luogo in cui vengono realizzati gli ordini speciali: i clienti possono scegliere una taglia o un colore dal nostro catalogo e personalizzare il loro modello tatuandovi le loro iniziali, un disegno o una foto di loro scelta. 

Ciò che mi motiva ogni giorno è la curiosità di vedere fino a dove ci spingerà la prossima richiesta di un cliente. Mi piace lavorare a stretto contatto con lo stilista, partendo dai suoi disegni o immagini di riferimento, per cercare di realizzare esattamente ciò che ha in mente. Mi appassiona lavorare con alcuni materiali come la pelle di coccodrillo, lucidando accuratamente ogni scaglia. È un lavoro di precisione che richiede molto tempo, ma quando la superficie della pelle diventa lucida come uno specchio, è una soddisfazione immensa!

Ho avuto il piacere di realizzare tre paia di scarpe, davvero molto grandi, per un famoso giocatore di basket americano. Qualche anno fa, abbiamo anche fatto delle calzature per una importante squadra di calcio e mi sono commosso a farne un paio proprio per il mio idolo. Abbiamo anche un cliente che, ogni anno, ci invia una foto di sua figlia per personalizzare un modello di pelletteria. La vediamo crescere ed è piuttosto emozionante.

Quando sono arrivato in Berluti nel 2012, ero un agente di vendita e non avevo mai sentito parlare di “finiture”. Sono stato formato internamente e sono cresciuto professionalmente, lavorando nel backstage delle sfilate e inventando modelli unici, fino a diventare Development Finishing Manager. Questa Maison così attenta ai dettagli ha creduto in me e mi ha fatto capire che potevo farcela. Per questo oggi è per me fondamentale che i giovani inseriti in azienda si sentano accolti allo stesso modo, senza pressioni, consapevoli che il loro contributo è importante. Ricordo sempre che siamo una squadra e che insieme possiamo raggiungere il risultato finale.

“Cerco sempre di mettermi nei panni del cliente, consapevole che dietro ogni prodotto ci sono le grandi aspettative del suo futuro proprietario”.

Marcello P., Development Finishing Manager di Berluti, lavora fianco a fianco con il team creativo per sviluppare le patine per cui Berluti è rinomata. Partecipa allo sviluppo dei prodotti, creando nuovi colori per le collezioni in accordo con i designer, guidando e supportando il suo team, composto da circa 20 coloristi che lavorano alla finitura e gestendo anche gli ordini speciali della Maison, come ad esempio la personalizzazione con tatuaggi.

Development Finishing Manager

Marcello P.

In qualità di Coordinatore Prototipazione, coordino lo sviluppo del prodotto, dai primi bozzetti all’oggetto finale, compresi gli incontri con i designer e gli scambi con l’ufficio tecnico che si occuperà della produzione. Il mio team è composto da una trentina di persone, tra cui disegnatori CAD, tecnici CAM e modellisti-prototipisti: siamo gli artigiani che creano l’occhiale finale. Ho così una visione d’insieme reale di ogni progetto, che mi permette di proporre il metodo migliore per raggiungere il risultato desiderato e di trasmettere a tutti i miei colleghi le informazioni necessarie per poter anticipare tutte le complessità del prodotto. La nostra competenza e forza consiste nel combinare il know-how tradizionale con le tecnologie più recenti, come la stampa 3D. Curiamo i piccoli dettagli che faranno la differenza, perché il prototipo che forniamo alle Maison è il nostro biglietto da visita. Mi assicuro inoltre che tutti i miei colleghi possano lavorare nella migliore atmosfera possibile: un’atmosfera serena con un flusso di lavoro regolare. Per me è importante che tutti possano sentire l’importanza del proprio ruolo e del proprio contributo a ogni prototipo. All’interno del laboratorio, ci occupiamo anche di Ricerca e Sviluppo per testare nuovi materiali o nuove tecnologie, o per rispondere a richieste estremamente esigenti delle Maison per le loro sfilate. Ogni anno, nelle nostre sedi di Longarone e Padova, produciamo oltre 4.000 prototipi di occhiali, sia per le collezioni delle Maison che per le loro sfilate.

Sono appassionato di moda e sviluppare questo oggetto in particolare mi piace moltissimo. Siamo un’azienda giovane, dove regna un’atmosfera particolarmente stimolante: tutti hanno desideri, idee, e ogni giorno mi vengono dati spunti nuovi per un progetto da sviluppare! Il fatto di lavorare per Maison così importanti dà molta visibilità ai prodotti che contribuiamo a realizzare e questo ci motiva enormemente.

Siamo particolarmente orgogliosi di un progetto che noi stessi abbiamo proposto a Fendi e che abbiamo interamente progettato in-house con lo stilista della Maison: il FS FENDI Eyecap. Questo cappellino con occhiali integrati ha riscosso un grande successo ed è stato rinnovato in diversi colori per la collezione successiva. Con il Covid-19, ci siamo resi conto che non era facile indossare gli occhiali con la mascherina e abbiamo quindi immaginato degli occhiali che non si portassero sul naso!

Lavoriamo in stretta collaborazione con un istituto di formazione: ci scambiamo molte informazioni sui nostri metodi di lavoro e accogliamo studenti in stage, che poi a volte entrano in azienda. Raccomando sempre ai giovani che formiamo di sviluppare un senso critico nei confronti dei prodotti che realizziamo. Per questo, ovviamente, è importante essere appassionati, vedere cosa fa la concorrenza, interessarsi alle nuove tecnologie e ai nuovi materiali e osservare attentamente i gesti che vengono compiuti. Il nostro è un lavoro manuale in cui bisogna saldare e lucidare per creare un oggetto unico: un mestiere molto vicino a quello di un gioielliere!

“La nostra competenza e la nostra forza consiste nel combinare il know-how tradizionale con le tecnologie più recenti, come la stampa 3D”.

Enrico, Coordinatore Prototipazione presso Thélios a Longarone, coordina lo sviluppo dei prototipi di occhiali per le principali Maison del Gruppo LVMH, dai primi bozzetti all’oggetto finale. Con il suo team di una trentina di persone, composto da disegnatori CAD, tecnici CAM e modellisti-prototipisti, svolge anche attività di Ricerca e Sviluppo per testare nuovi materiali o nuove tecnologie o per rispondere alle richieste estremamente esigenti delle Maison per le loro sfilate.

Prototyping coordinator

Enrico C.

Da 17 anni sono responsabile della produzione e della ricerca & sviluppo presso la Conceria Masoni. Produciamo diversi tipi di pelle di vitello per marchi di lusso, principalmente per la pelletteria ma anche per le calzature. Io sono l’anello di congiunzione tra questi brand e i nostri diversi team: mi assicuro che soddisfiamo le loro esigenze e che i nuovi prodotti che sviluppiamo siano facilmente riproducibili. A volte i designer ci danno un’immagine di riferimento, un disegno: sta a noi immaginare un prodotto che risponda al meglio allo spirito della collezione, con il suo aspetto, la sua sensazione al tatto, i suoi colori, la sua anima… Mi occupo anche della finitura: è l’ultima fase prima della presentazione ai clienti, quindi è particolarmente importante, anche se tutte le fasi, come la concia, contribuiscono al risultato finale. In quest’ultima fase lavoriamo sul fiore della pelle per conferirle proprietà protettive contro l’acqua o le macchie o per esaltarne caratteristiche estetiche come la lucentezza, la morbidezza, il colore, ecc. La impermeabilizziamo, la nutriamo, la pressiamo, realizziamo stampe per creare una grana artificiale o disegni particolari, ecc.

La pelle deriva da un materiale vivo, quindi il nostro approccio è artigianale perché non facciamo mai esattamente la stessa cosa due volte: ogni pelle è diversa, a seconda della stagione, dell’animale… Faccio questo mestiere da anni, mi appassiona… Per quanto le conoscenze tecniche siano essenziali, si tratta comunque di un lavoro di sensibilità: bisogna saper guardare la pelle e toccarla per sentire come valorizzarla al massimo e come lavorarla per esprimere tutto il suo potenziale. Occorre inoltre saper tradurre la propria soggettività ed essere in grado di comunicare con gli altri collaboratori, perché è davvero un lavoro di squadra.

In questo senso, far parte di LVMH Métiers d’Art è una vera opportunità per la conceria e ci permette, tra l’altro, di essere in contatto e di condividere la nostra esperienza di artigiani e il nostro savoir-faire con le altre manifattura di LVMH Métiers d’Art.

Essere appassionati del proprio mestiere dà molte soddisfazioni, ma anche qualche preoccupazione. Le sfide sono quotidiane e sono sempre alla ricerca di soluzioni. Vedere un prodotto finito che mi piace e presentarlo al cliente è sicuramente il momento che preferisco. È anche molto gratificante vedere un articolo creato con una delle nostre pelli in una vetrina o su una passerella.

Puntiamo sempre all’eccellenza, ma il piacere sta nel realizzare qualcosa di tecnicamente complicato. Siamo particolarmente orgogliosi di uno dei nostri prodotti originariamente progettato per accessori da equitazione: Saddle Soft. Non è facile ottenere in grandi quantità questa pelle estremamente naturale con una bellissima sensazione di morbidezza, perché non abbiamo diritto ad alcun margine di errore: se la pelle ha un difetto, non possiamo farne nulla! Quando tutto va bene dall’inizio alla fine, quando tutti contribuiscono a esaltare la bellezza di questo articolo, è davvero appagante! Soprattutto perché siamo in pochi a possedere questo savoir-faire.

La concia è un’attività tradizionale. Mi sono avvicinato a questo settore studiando chimica industriale e poi lavorando in una fabbrica che produce prodotti chimici per l’industria conciaria. Questo mi ha permesso di lavorare con clienti diversi e scoprire vari tipi di finiture. Imparo ogni giorno da quando avevo 16 anni… Oggi interagiamo molto con altre aziende del settore e siamo lieti di accogliere giovani in grado di apportarci una nuova prospettiva, per noi molto preziosa. È importante trovare qualcuno da cui imparare il mestiere, ma bisogna poter mostrare curiosità e passione.

Tecnico di rifinizione e ricerca nuove tecnologie

Guido S.

R&D Fabrics for Luxury Goods Manager

Simone B.O.

Assembly and Finishing Manager of Nomade and Taiga Workshops

Massimo T.

Da due anni sono Quality Control Supervisor presso Christian Dior Couture a Napoli: collaboriamo con laboratori partner che si occupano di produzione, ma il controllo qualità viene poi effettuato internamente. Grazie all’esperienza maturata come modellista nel reparto di prototipia, trasmetto le mie competenze tecniche e la cultura della Maison ai miei team. In questo modo, possono comprendere maggiormente il prodotto al momento del controllo qualità. Insegno loro che una borsa, ad esempio, deve essere bella all’esterno, ma anche all’interno, grazie ad una struttura armoniosa e all’uso di tecniche adeguate. Aiuto il mio team a prestare molta cura durante la fase di rifinitura, che è garanzia di raffinatezza ed eleganza, indicando loro le cere e le creme che ammorbidiscono il materiale e ne esaltano il colore. Mi assicuro inoltre che i prodotti abbiano un packaging che li valorizzi e consenta loro di viaggiare in tutto il mondo.

Sono appassionata di moda e vivo questo legame con il prodotto in modo molto intenso. Sono cresciuta nel laboratorio di pelletteria dei miei genitori: da subito mi sono interessata alle diverse tipologie di pellami ed a fare i miei esperimenti. Si può dire che la pelletteria faccia parte del mio DNA! Nel mio nuovo ruolo, non produco più direttamente gli articoli, ma essere in contatto diretto con essi mi emoziona ancora. È molto gratificante vedere che osservando attentamente il prodotto, scambiando informazioni con i nostri partner e con i team Dior, contribuiamo a migliorarlo. Infine, sono felice di vedere la soddisfazione dei nostri produttori quando riusciamo a trovare un nuovo modo per migliorare il prodotto: è un rapporto molto ricco!

Ero molto orgogliosa di poter entrare a far parte di una Maison come Dior e quando ho avuto la possibilità di lavorare alle borse Lady Dior nel reparto di prototipia, il mio sogno si è avverato. Ero così contenta di realizzare la mia prima Lady Dior che ho voluto segnare questo traguardo: ho deciso di scrivere il mio nome e la data all’interno della borsa, in modo che ovviamente rimanessero nascosti. Credo che questo aneddoto la dica lunga sul rapporto speciale che ho con il mio lavoro.

Poter trasmettere ogni giorno le mie competenze e formare i giovani è uno degli aspetti del mio lavoro che più amo. Mi piace consigliare loro di “volare con gli occhi”, perché è così che si impara: osservando. Non è qualcosa che si impara dai libri o dalle lezioni. Consiglio loro di coltivare la propria curiosità e cerco di trasmettere loro la mia passione, necessaria in tutti i mestieri artigianali. Il legame speciale che si crea con il prodotto, infatti, permette di rendere concrete e vive le idee che si possono avere al riguardo.

“Per me il controllo qualità è la fase più delicata, perché la prossima persona che avrà il prodotto tra le mani è il cliente, quindi tutto deve essere perfetto”.

Roberta B., Quality Control Supervisor presso Christian Dior Couture, trasmette al suo team le conoscenze tecniche acquisite nel reparto di prototipia al fine di garantire una lettura completa del prodotto durante il controllo qualità. Roberta trasmette alla sua squadra la cultura della Maison e indica loro i prodotti necessari per impreziosire gli articoli di pelletteria, come cere e creme. Roberta guida il suo team anche nella scelta del packaging che permetterà agli articoli di viaggiare. Quest’ultimo passaggio è, secondo lei, una parte essenziale dell’eleganza e della raffinatezza dei prodotti Dior in quanto ogni cofanetto è preparato con attenzione meticolosa ad ogni dettaglio.

Quality Control Supervisor

Roberta B

Senior Technical Developer

Ivano G.

International Barber

Danilo M.

Research, Development & Industiralization Manager - LG & Fabrics

David C.

Expert Designer

Nicoletta R.

Sono Riccardo Bellavia National Skincare Expert Sephora

Rappresento l’asse skincare per SEPHORA Italia e sono il punto di riferimento in termini di conoscenza, caring ed expertise per la Community interna ed esterna a Sephora.

Mi occupo di training e coaching direttamente in store lavorando con i Beauty Advisor in modo da elevare le conoscenze tecniche, le gestuelle e il concetto di Customer Journey. 

Mi dedico alla creazione ed erogazioni di contenuti attraverso My Sephora University che è la piattaforma digitale dedicata alla formazione dei Team .

Essendo il volto SEPHORA Italia per l’asse Skincare a livello digitale sono molto attivo sui nostri canali social ufficiali e inoltre presiedo agli eventi di PR con giornalisti e influencer collaborando con il Trade Marketing e il dipartimento di comunicazione, in più prendo parte ad eventi nazionali che coinvolgono anche altri Talenti come ad esempio il Jova Beach Party 2022 che ci ha visti in Tour con Jovanotti in tutte le spiagge d’Italia.

Ciò che mi appassiona al mio mestiere è senza dubbio il mondo della bellezza e della cura di se attraverso i trattamenti viso. Mi appassiona anche molto il lavoro che svolgo a livello HR con gli Staff di negozio perché mi permette di assistere, contribuire e accompagnare la loro evoluzione professionale.

La mia più grande soddisfazione è aver scoperto un Talento all’interno di uno degli Store che visito assiduamente e averlo spronato a partecipare per poi vincere il Beauty Master! (Contest Nazionale che elegge i migliori Talenti skincare, make up e parfum in Italia che vinsi anche io nel 2020)

È un vero privilegio poter trasmettere le mie conoscenze alla Community che nascono dalla passione per il mio lavoro e il modo migliore per farlo è essere un esempio concreto ed essere anche riconosciuto come tale!

National Skincare Expert Italia

Riccardo B.

Development Finishing Operator

Davide Z.

Sono Responsabile Tecnico della Pelletteria per Givenchy e lavoro nel reparto Industrializzazione, in Italia. Mi occupo di ogni aspetto tecnico relativo alla produzione di un articolo di pelletteria, dall’inizio alla fine. In altre parole, il mio lavoro comincia quando ricevo lo schizzo da parte del designer: il mio compito consiste nel dare vita alla creazione, scegliendo i metodi di produzione e i materiali più adatti.

Dopo aver conseguito la maturità scientifica, ho iniziato a lavorare in una piccola manifattura di articoli di pelletteria a conduzione familiare. Non avendo seguito una formazione specifica, ho acquisito ogni competenza sul campo, giorno dopo giorno: da qui è nata un’autentica passione, che mi ha permesso di apprendere tutte le fasi di realizzazione di una borsa in pelle. Molti anni dopo sono stato contattato da Givenchy, ed è allora che è iniziato il mio percorso professionale all’interno della Maison.

Poiché la produzione di una borsa richiede molto tempo, la pazienza è una qualità fondamentale, ma non solo: è anche importante saper mantenere la concentrazione in ogni momento. Infine, ritengo l’umiltà una qualità ugualmente indispensabile: anche dopo aver maturato una lunga esperienza nel settore, c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare.

Poter vedere e toccare una borsa quando è completamente finita mi rende molto orgoglioso: poiché la realizzazione tecnica di un modello a partire da uno schizzo non è sempre facile, è molto soddisfacente vedere la propria creazione prendere finalmente vita. Ciò che rende il mio mestiere stimolante risiede nell’attenta riflessione necessaria per trasformare il disegno in oggetto reale. Bisogna saper individuare le soluzioni tecniche più appropriate e i materiali più adeguati: è una vera e propria sfida!

Leather Goods Industrialization Officer Men & Women

Michele G.

Dal 2006 sono Furs Atelier Première di FENDI a Roma, ossia l’anello di congiunzione tra lo stilista e le 35 persone che compongono il laboratorio. In questo ruolo, devo conoscere tutte le fasi che portano dal primo schizzo al capo finale appeso alla gruccia, sviluppando la mia capacità di entrare in empatia con lo stilista. Spesso dico che i modellisti sono la parte razionale del designer. Lo stilista ha l’idea di un capo, lo disegna e noi trasformiamo questo disegno in un modello: la sfida è quella di rispettare molte regole in termini di cucito e produzione, perseguendo al contempo il sogno dello stilista. Nel campo delle pellicce, alcuni passaggi, come per esempio il taglio, sono più delicati di altri. A seconda del tipo di pelliccia scelta per un determinato modello, sarà necessario tagliare il modello in sezioni di dimensioni diverse. Se si vogliono creare dei motivi a “intarsio”, una tecnica che permette di realizzare intarsi di pelliccia con pelli di diversi colori e forme, bisogna posizionarli direttamente sul cartamodello, a volte inventando nuovi tagli, modificando un po’ il disegno o spostando i volumi: è un vero e proprio lavoro di sinergia da mettere in atto tra il tagliatore, il modellista e il grafico.

Ciò che amo di più è la sensazione di dover affrontare ogni giorno una nuova sfida, trovando la migliore interpretazione dell’idea dello stilista. Dopo Karl Lagerfeld, Kim Jones propone una nuova visione della pelliccia, pur rimanendo fedele alla storia di FENDI. Cerco di abbracciare questo nuovo linguaggio ed è questo che mi spinge a superare me stessa perché non mi piace adagiarmi sugli allori. Sono particolarmente orgogliosa di aver portato nel campo della pellicceria le competenze che ho acquisito nel corso della mia vita, sia nell’haute couture che nella moda industriale. A volte, ad esempio in termini di finiture, mi permetto di trattare la pelliccia come se fosse una camicia di chiffon di seta. Altre Maison non mi avrebbero permesso una tale libertà.

Il più delle volte il designer ci fornisce uno schizzo da cui iniziare a lavorare. Un anno Karl Lagerfeld, che secondo me era un genio assoluto, non ci inviò dei disegni, ma la foto di un’orchidea su cui aveva disegnato un colletto e un paio di gambe che sporgevano dalla base del fiore. Non è che volesse disegni di orchidee su pellicce: l’orchidea stessa rappresentava l’indumento. Da questa foto avevo il compito di realizzare un cappotto, da declinare nelle versioni visone, volpe e cashmere, mescolando i diversi tipi di pelliccia per ricreare le stesse gradazioni di colore del fiore. Ho lavorato sui volumi per tradurre questa visione in un capo d’abbigliamento e dare tridimensionalità a questa bellissima idea.

Per me la trasmissione non è solo importante, ma fondamentale per evitare che i nostri mestieri scompaiano. 

“Nel corso della mia carriera, ho voluto trasmettere ciò che ho imparato. Ho avuto la fortuna di imparare da sarte romane che facevano tutto a mano, cosa che oggi è sempre più rara. Averle osservate all’opera mi permette oggi di mantenere la mente libera e di sapere che nulla è impossibile!”

Se dovessi dare un consiglio a chi volesse entrare nel settore delle pellicce, sarebbe quello di frequentare prima un corso di modellistica e poi imparare sul campo, perché non esistono corsi specificamente dedicati alla pellicceria. Da parte mia, cerco di comunicare la mia passione ai giovani che accogliamo in azienda: secondo me, questo non si fa con le parole, ma con i gesti. È osservando che potranno assimilare al meglio!

Furs Atelier Première

Stefania D.

Industrialization Technician

Francesco B.

Dirigo il laboratorio Prototipia e Alta Gioielleria di Bulgari, dove creiamo tutte le nostre linee di gioielli, che si tratti dei nostri pezzi unici prodotti in loco a Roma, o delle nostre collezioni che sviluppiamo qui e che vengono poi prodotte a Valenza. Dopo aver ricevuto un nuovo bozzetto, parlo a lungo con la Direttrice creativa, Lucia Silvestri, per capire meglio la “raison d’être” e l’anima di questo gioiello prima di passare queste informazioni al mio team di circa cinquanta gioiellieri, quattro incastonatori, tre specialisti della fusione a cera persa e due lucidatori. La nostra capacità di immaginare il gioiello del futuro, basata sulla nostra competenza tecnica ed estetica, è essenziale. Ci preoccupiamo di creare un equilibrio, in termini di volumi, pienezza e vuoto, per rispettare i valori fondamenti che ci identificano, e per garantire che il gioiello sia piacevole da indossare. Ogni nuova creazione è un’avventura unica. Non si tratta solo di metallo e pietre preziose: un gioiello è fatto dell’emozione delle persone che lo creano. Una volta ultimato e approvato, lo osserviamo di nuovo e ci chiediamo come avremmo potuto renderlo ancora più eccezionale. Questo è il nostro “modus operandi” per spingerci sempre oltre.

Il momento più emozionante per me è quando presentiamo il nostro lavoro finale, sperando che provochi delle emozioni. Sentiamo questa adrenalina che ci motiva ad alzarci ogni mattina, mista a eccitazione e paura. Mi piace affrontare ogni giorno nuove sfide e non sapere mai come sarà la mia giornata, poter vedere cose belle e perdermi in un progetto o in un sogno.

L’emozione più grande che ho provato di recente è stata per la realizzazione della collana Magnifica Serpenti Hypnotic, che ha richiesto 1.800 ore di lavoro nell’arco di un anno, con il suo smeraldo cabochon, una pietra perfetta nella sua imperfezione. È stata una sfida riuscire a rappresentare questo serpente, non in modo realistico, ma comunicando una sensazione di ipnotismo. Abbiamo lavorato molto sulla forma degli occhi e sulla flessibilità del corpo.

Ho iniziato a lavorare in Bulgari come corriere prima di avere la possibilità di scoprire altri reparti come la logistica, la fatturazione, l’ufficio tecnico o le materie prime, dove mi sono innamorato delle pietre preziose. Oggi posso dire che non è la destinazione che conta, ma il viaggio, e tutt’ora sono ancora spinto dalla stessa curiosità. Questo è lo stato d’animo che desidero trasmettere all’interno del laboratorio. La tecnica si può sempre imparare: quello che cerco nei giovani che vogliono formarsi con noi è il talento, quella piccola fiamma negli occhi, la capacità di immaginare il gioiello finale. È essenziale anche avere il senso del lavoro di squadra: siamo tutti parte del puzzle. Infatti, chiedo spesso ai nostri giovani apprendisti e ai nostri orafi più esperti: “E tu come lo faresti?”. 

“Per essere un buon gioielliere occorre innanzitutto passione, ma anche tanta pazienza, perseveranza e un pizzico di follia per raccogliere le sfide di ogni giorno”.

Per Massimo, High Jewelry & Prototyping Workshop Director di Bulgari, ogni gioiello è il frutto dell’emozione di chi lo ha progettato e realizzato. Massimo si assicura che tutti i membri del laboratorio si sentano a proprio agio perché, secondo lui, ogni membro del suo team è un pezzo indispensabile del puzzle.

High Jewelry & Prototyping Workshop Director

Massimo di V.

Expert Stone Purchaser

Angelo S.

Agostino D.A

Wine Manager

Giuseppe A.

RTW Production Worker

Mariolina C.

Sono Maestra di Rimaglio presso Loro Piana e sono addetta all’industrializzazione: insieme al team dei miei colleghi cerchiamo di ottimizzare la produzione di un modello senza modificarne l’aspetto o la qualità. Una volta ricevuti i campioni convalidati di un pezzo, lavoriamo per semplificarne l’industrializzazione creando se necessario un nuovo campione, accompagnato da una scheda tecnica, e stimando i tempi necessari per la sua progettazione in modo da guidare i team preposti alla produzione. Non esiste una formula magica su cui poter contare sempre: ogni capo è unico e ha i suoi problemi. Sono entrata in Loro Piana nel 2014 e ho lavorato nella produzione prima di dedicarmi a progetti legati alla prototipia. Grazie a questa esperienza, posso individuare rapidamente i passaggi che possono essere migliorati. Lavoro a stretto contatto con gli addetti alla campionatura e alla produzione, poi do istruzioni a chi programma le macchine per ottenere una maglia più o meno fitta o stretta, a seconda delle esigenze. È un vero lavoro di squadra!

Quello che faccio mi ha sempre appassionato: da bambina guardavo mia madre lavorare a maglia e all’uncinetto, e presto ho iniziato a vestire le mie bambole e a confezionare i miei primi abiti. È così soddisfacente creare qualcosa con le proprie mani!

Amo tutti gli aspetti del lavoro a maglia, dalla progettazione alla realizzazione. Mi piace soprattutto trovare il modo migliore per realizzare un capo un po’ complesso per garantire che in produzione, grazie al mio lavoro precedente, i team non incontrino alcuna difficoltà.

I miei pezzi preferiti sono i più difficili da realizzare. Ricordo perfettamente quando ho realizzato la mia prima giacca reversibile per Loro Piana con due tipi di maglia e materiali leggermente diversi. Tutto deve essere perfetto nei minimi dettagli: non si devono mai vedere le cuciture sull’altro lato della giacca. Una vera sfida!

Loro Piana ha investito su di me e ho imparato molto dai miei anni in azienda. 

Sono stata molto felice di poter trasmettere a mia volta le mie competenze diventando l’insegnante di riferimento per la prima classe di studenti che Loro Piana ha accolto nel 2018. Questo tipo di formazione sulla maglieria non esisteva in Italia e credo che sia un’ottima iniziativa della Maison. Per me è stata una grande soddisfazione vedere questi studenti formarsi e crescere professionalmente, soprattutto perché continuo a lavorare con alcuni di loro che sono stati assunti dall’azienda.

“Mi piace soprattutto trovare il modo migliore per realizzare un capo un po' complesso per fare in modo che i team di produzione non incontrino difficoltà grazie al mio lavoro”. 

Georgiana V., Maestra di Rimaglio e addetta all’industrializzazione presso Loro Piana, ha fatto della sua passione, scoperta da bambina, la sua professione. Grazie all’esperienza acquisita all’interno dell’azienda, padroneggia tutte le fasi della lavorazione dei capi Loro Piana, cosa che oggi le consente di semplificare al massimo la loro realizzazione durante il processo di industrializzazione.

Maestra di Rimaglio

Georgiana V.

Sono General Manager di Starboard Cruise Service e sono a capo di una flotta di cinque navi. Tutte le imbarcazioni su cui operiamo appartengono a compagnie di crociera: come Starboard Service Cruise affittiamo alcuni spazi all’interno di queste navi per installarvi boutique di lusso, delle quali siamo a capo e gestiamo l’attività. L’obiettivo principale di Starboard è quello di offrire ai passeggeri un’esperienza di shopping indimenticabile. Il mio ruolo è quello di implementare la strategia della Maison per raggiungere gli obiettivi commerciali, gestendo un team di manager e professionisti nel campo della customer experience. In sintesi, dobbiamo andare in contro alle esigenze sia dei clienti diretti, ovvero le compagnie di crociera, che di quelli indiretti, i passeggeri.

1. Possedere una visione strategica, essere quindi in grado di anticipare e cogliere in anticipo, talvolta anche di anni, le opportunità. Di vedere proiettato in un futuro ciò che ancora non esiste;

2. Essere in grado di trasformare questa vision in realtà concreta. Un General Manager deve essere in grado di controllare costantemente tutti i fattori in gioco, sia essi esterni e interni;

3. Saper guidare un team, indirizzarlo verso un obiettivo comune e farlo progredire: cercare di raggiungere anche quei traguardi che sembrano impossibili, utilizzando le competenze interpersonali che sono alla base della leadership necessaria per la posizione che ricopro.

La possibilità di avere un impatto reale sui membri del mio team, affiancandoli nel loro percorso di crescita professionale. Ci tengo soprattutto a spronarli a fare ciò che li appassiona, ad aiutarli a identificare il percorso che preferiscono e a consigliarli al meglio. Per questo, spesso mi prendo il tempo necessario per parlare con loro, capire quali sono i loro obiettivi a breve e a lungo termine, cercando di aiutarli grazie alla mia esperienza pregressa. Per esempio, li aiuto ad individuare le competenze necessarie per le posizioni a cui mirano, consiglio loro libri da leggere o attività che possono svolgere per migliorarsi al di fuori dell’orario lavorativo. Infine, ci impegniamo per creare il migliore ambiente lavorativo possibile che li aiuti nel loro successo professionale, facendo in modo che acquisiscano le competenze richieste, elaborando piani d’azione specifici e personalizzati.

Il mio consiglio per i giovani alle prime armi

Riflettere bene sul tipo di carriera che desiderano intraprendere e sulle motivazioni per le quali vogliono intraprendere proprio quel percorso, assicurandosi che corrisponda ai loro valori personali. Bisogna essere consapevoli delle qualità che richiede una posizione di responsabilità come quella che ricopro, cercando di capire se si è in possesso di tali doti o meno. Indipendentemente dall’esperienza, uno sviluppo personale continuo è fondamentale per prendere decisioni in modo adeguato: è necessario essere aperti all’idea di acquisire nuove competenze e migliorare anche i propri punti di forza. Penso, infine, che sia altrettanto importante condividere le proprie idee con il maggior numero di persone possibile, chiedendo sempre un feedback rispetto al proprio operato.

General Manager

Adrian M.

Cutting & Preparing Operator LG

Francesco S.

Silk Product Development & Quality Senior Manager

Angelo M.

Prototyping Operator LG

Vanessa E.

Samples Officer – Drums department

Gaetano C.

Head of Yarns R&D

Lucia D.C

Un virtuoso del make-up si racconta: “Ho un motore che non mi fa mai sentire la stanchezza”

Conoscendo la vita di ogni virtuoso dei Mestieri d’Eccellenza di LVMH, si scoprono storie poco convenzionali, che hanno un lato speciale, in cui caso, passione e talento aprono strade alternative. Non si può certo dire che il percorso di Claudio, oggi National make-up Artist di Sephora, sia stato lineare. “Sono nato a Molfetta, in Puglia, dove miei avevano una pasticceria, mi è sempre piaciuto il mondo dell’arte e ho cominciato a 13 anni a fare il ballerino, prima danza classica e poi latino americano”. Un piccolo prodigio perché è riuscito ad arrivare alla semifinale mondiale nel 2008: “Purtroppo ho partecipato con una ballerina d’emergenza, la mia si era infortunata, e avere la compagna giusta, che conosci bene, è fondamentale”. Da quel momento l’interesse di Claudio si è focalizzato su diventare make-up artist, una scelta non poi così imprevista, come lui stesso spiega: “Noi ballerini ci truccavamo; dopo il liceo e un assaggio di psicologia, ho frequentato l’Accademia Altieri per il corso di vetrinista, ma ho subito capito che mi interessava il make-up. Qui ho imparato le basi, ho capito che mi piaceva esaltare la bellezza di ogni persona, senza cercare dei look per cambiarla, mi è sempre piaciuto valorizzare piuttosto che coprire”.

Parlare di trucco non è semplice, entra in gioco la maschera, come uno vuole apparire e non solo essere, ma Claudio è perfettamente consapevole della materia e degli aspetti psicologici che questo mestiere implica: “Ho anche lavorato con le Drag Queen, dove bisogna fare una vera trasformazione, si cancella e si crea una tela bianca dove disegnare la dolcezza, o la forza, dipende dal messaggio che si vuole trasmettere. Per questo ogni volta che trucco mi piace capire le aspettative della persona che mi sta davanti, vorrei riuscire a regalarle qualcosa”.

Il primo lavoro è a 21 anni con Sephora a Terni: “Mi hanno contattato un giovedì e ho cominciato il lunedì successivo, e dopo un paio di anni mi sono trasferito a Roma. Nel 2016 sono stato scelto come talento nel make-up e per il mio approccio con il pubblico, nell’evento Beauty Masters di Sephora, grazie al quale ho fatto un percorso della durata di un anno per migliorare e specializzarmi. Nel 2018 sono diventato National Make-up Artist in Italia, nel 2022 mi sono staccato dal negozio per fare coaching”. E’ lo stesso anno in cui Claudio è entrato a far parte della comunità dei virtuosi: “Non me l’aspettavo, vuol dire saper rappresentare l’eccellenza e il Dna del brand di appartenenza, e trasmetterli nella maison e ai giovani”.

Eccellere come make-up artist è un insieme di più fattori in continuo divenire: “Non bisogna mai sentirsi arrivati, dobbiamo saper anticipare le tendenze. Adesso va il less is more, con attenzione ai prodotti e alla naturalezza. Ma non solo questo, per esser bravi, bisogna esser capaci di ascoltare bene chi ti sta davanti, di capire le sue necessità non espresse, quel saper leggere il non detto, ricordiamoci che il make-up è un mezzo, che ognuno sfrutta per il proprio essere”. Claudio trasmette un entusiasmo contagioso che diventa ancora più forte quando descrive la passione per il suo lavoro: “E’ quel motore che ti fa sempre esser curioso, vivo, alla continua ricerca di novità, che non ti fa mai sentire la stanchezza”. E poi c’è il rapporto con il cliente, alla base del suo successo: “Per me è fondamentale fare tante domande, aiutare il cliente per sentirsi a suo agio, per fargli vivere un’esperienza unica, noi non parliamo solo di prodotti, ma di servizi su misura. Ricordiamoci che nel mondo del beauty noi diffondiamo un messaggio, la bellezza non è più qualcosa di schematico, di standardizzato, oggi esiste una bellezza inclusiva che coinvolge ogni persona”.

Per finire Claudio non rinuncia a raccontare il suo sogno, il suo modo per raggiungere ogni volta nuovi obiettivi, un buon esempio per altri professionisti e soprattutto per i giovani: “Ho desiderato diventare National Make-up Artist, ci sono riuscito, adesso mi piacerebbe creare all’interno di Sephora una linea di make-up assolutamente genderless”.