Stefania D.

Stefania D.

Furs Atelier Première Fendi

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Virtuoso Fendi 2021 - Stefania

Il mio Mestiere d’Eccellenza

Dal 2006 sono Furs Atelier Première di FENDI a Roma, ossia l’anello di congiunzione tra lo stilista e le 35 persone che compongono il laboratorio. In questo ruolo, devo conoscere tutte le fasi che portano dal primo schizzo al capo finale appeso alla gruccia, sviluppando la mia capacità di entrare in empatia con lo stilista. Spesso dico che i modellisti sono la parte razionale del designer. Lo stilista ha l’idea di un capo, lo disegna e noi trasformiamo questo disegno in un modello: la sfida è quella di rispettare molte regole in termini di cucito e produzione, perseguendo al contempo il sogno dello stilista. Nel campo delle pellicce, alcuni passaggi, come per esempio il taglio, sono più delicati di altri. A seconda del tipo di pelliccia scelta per un determinato modello, sarà necessario tagliare il modello in sezioni di dimensioni diverse. Se si vogliono creare dei motivi a “intarsio”, una tecnica che permette di realizzare intarsi di pelliccia con pelli di diversi colori e forme, bisogna posizionarli direttamente sul cartamodello, a volte inventando nuovi tagli, modificando un po’ il disegno o spostando i volumi: è un vero e proprio lavoro di sinergia da mettere in atto tra il tagliatore, il modellista e il grafico.

Cosa mi appassiona del mio mestiere

Ciò che amo di più è la sensazione di dover affrontare ogni giorno una nuova sfida, trovando la migliore interpretazione dell’idea dello stilista. Dopo Karl Lagerfeld, Kim Jones propone una nuova visione della pelliccia, pur rimanendo fedele alla storia di FENDI. Cerco di abbracciare questo nuovo linguaggio ed è questo che mi spinge a superare me stessa perché non mi piace adagiarmi sugli allori. Sono particolarmente orgogliosa di aver portato nel campo della pellicceria le competenze che ho acquisito nel corso della mia vita, sia nell’haute couture che nella moda industriale. A volte, ad esempio in termini di finiture, mi permetto di trattare la pelliccia come se fosse una camicia di chiffon di seta. Altre Maison non mi avrebbero permesso una tale libertà.

Su di me: un aneddoto

Il più delle volte il designer ci fornisce uno schizzo da cui iniziare a lavorare. Un anno Karl Lagerfeld, che secondo me era un genio assoluto, non ci inviò dei disegni, ma la foto di un’orchidea su cui aveva disegnato un colletto e un paio di gambe che sporgevano dalla base del fiore. Non è che volesse disegni di orchidee su pellicce: l’orchidea stessa rappresentava l’indumento. Da questa foto avevo il compito di realizzare un cappotto, da declinare nelle versioni visone, volpe e cashmere, mescolando i diversi tipi di pelliccia per ricreare le stesse gradazioni di colore del fiore. Ho lavorato sui volumi per tradurre questa visione in un capo d’abbigliamento e dare tridimensionalità a questa bellissima idea.

Come trasmetto il mio mestiere ai giovani

Per me la trasmissione non è solo importante, ma fondamentale per evitare che i nostri mestieri scompaiano.

“Nel corso della mia carriera, ho voluto trasmettere ciò che ho imparato. Ho avuto la fortuna di imparare da sarte romane che facevano tutto a mano, cosa che oggi è sempre più rara. Averle osservate all’opera mi permette oggi di mantenere la mente libera e di sapere che nulla è impossibile!”

Se dovessi dare un consiglio a chi volesse entrare nel settore delle pellicce, sarebbe quello di frequentare prima un corso di modellistica e poi imparare sul campo, perché non esistono corsi specificamente dedicati alla pellicceria. Da parte mia, cerco di comunicare la mia passione ai giovani che accogliamo in azienda: secondo me, questo non si fa con le parole, ma con i gesti. È osservando che potranno assimilare al meglio!